domenica 9 dicembre 2012

Something about me

Una buona giornata può iniziare con Aqualung mandata a tutto volume nelle mie, e solo mie, orecchie. Musica potente e piccolo sfizio segreto: abbinata vincente, per me.
Amo i bambini, ma forse più che amore è riverenza per la loro limpidezza.
Odio gli adulti che amano i bambini, in particolar modo quando iniziano a svilirli con le loro moine e a renderli pupazzi o, nel migliore dei casi, bestiole da domare.
Mi piace essere chiamata signora, soprattutto se accanto a me non c’è il mio uomo. Signora in quanto tale, a prescindere dai classici, ingombranti giochi di specchi che si creano in ogni coppia.
Amo il mio uomo, amo la nostra storia, “lunga e pallosa”, come io stessa l’ho definita una volta sorridendo felice. Amo sapere che in realtà di palloso non ha proprio nulla, a dispetto delle apparenze. E amo che tutti si fermino, appunto, all’apparenza, senza cogliere la forza della passione che ci unisce. Musica potente ascoltata in segreto: non c’è niente da fare, per me è un piacere senza eguali.

venerdì 9 novembre 2012

Certi giorni

Reduce da giorni di fuoco: stiamo partecipando ad un concorso (sì, sto ancora da mr. Famoso) con dei tempi strettissimi e ormai nello studio siamo rimasti in pochi. Con la vaga promessa di un contentino per Natale, oltre alla consueta pacca sulle spalle, sto davvero lavorando duro... E accanto a me c'è un autentico deficiente, un architetto uscito da chissà dove, incapace di fare alcunché e perennemente lamentoso, l'"artista" dello studio, che detta legge (ignorando l'esistenza di quella di gravità)... Per poi cambiare idea dopo un minuto e chiedermi di rifare tutto daccapo in tempi impossibili: lui, che non sa nemmeno accendere un pc, che non ha mai mosso un dito in vita sua, che continua a non fare un benemerito c**zo, che sa solo dire battute stupide e oscene... Oggi pomeriggio mi ha fatto davvero fondere il cervello e la pazienza, sotto gli occhi increduli di un nuovo povero stagista, che non credeva alle scene a cui stava assistendo...

Ma per fortuna il pomeriggio finisce e torno a casa, finalmente.
Mi rilasso: pantofole, stufetta, uno sguardo alle notizie...
Processo Ruby, parlano le olgettine: "Silvio ci dà 2500 euro al mese"

Ecco: certi giorni, con tutta la buona volontà, non riesco proprio a trattenere lo scaricatore di porto che c'è in me. Con buona pace dei vicini di casa.

sabato 20 ottobre 2012

Lettere di un Povero Idiota

LinkedIn: un mezzo che, se ben usato, può davvero rivelarsi utile nella ricerca di un impiego o, comunque, nella creazione di un proprio network personale di conoscenze... Già. Ecco cosa mi è appena successo, ché ancora non so come prenderla, se ridere o incavolarmi o chissà cos'altro: si accettano suggerimenti in merito!

In questi giorni, come sempre da un po' di tempo, utilizzo LinkedIn per leggere un po' di profili di professionisti della mia zona. Cerco di farmi un'idea più completa della situazione: chi fa cosa, chi conosce chi...
E così mi è capitato di leggere, fra gli altri, anche il profilo di P.I. (Povero Idiota, lo chiamerò così... So che è poco originale, ma a caldo non mi viene altro in mente). Niente di che, me ne sono dimenticata subito.
 Dopo qualche giorno, P.I. mi chiede di diventare un suo collegamento. Bene, anche lui ha letto il mio profilo ed evidentemente qualcosa lo ha colpito, mi dico, pur senza abbandonando un certo scetticismo di fondo. Accetto.
Dopo qualche altro giorno, ecco cosa arriva nella mia casella di posta (copio e incollo fedelmente, ad eccezione dei nomi di persona e luogo):

a giudicare dalla foto se ti conoscessi me ne ricorderei. La domanda è come mai questa vista al mio profilo?

saluti Povero IDIOTA


(Ché poi pure 'sto cognome tutto maiuscolo... Vabbè)

Buonasera ingegnere,
rispondo volentieri alla sua domanda, per quanto mi giunga inattesa.
Come può vedere dal mio profilo, mi sono laureata a fine febbraio ed attualmente sto cercando di conoscere il più possibile la realtà professionale di xxx e dintorni. Internet ovviamente rientra fra i miei mezzi di ricerca: come lei ben sa, LinkedIn suggerisce di visualizzare i profili di altre persone secondo criteri di vicinanza geografica, attinenza professionale, contatti condivisi, ecc. E così, fra i tanti profili, ho visitato anche il suo: tutto molto semplice, come vede.

Ora che è tutto chiaro, spero di aver dissipato ogni suo dubbio e le rivolgo io una domanda a mia volta: come mai mi ha chiesto di diventare un suo collegamento (cosa ben diversa dalla semplice consultazione di un profilo)?

Cordialmente,
ing. neofitA


Credevo che non mi avrebbe risposto: insomma, alla fin fine è una questione così insignificante...  Sèèè!
Ecco la perla che mi è arrivata poco fa (non aggiungo commenti alla fine per non rovinare la... poesia):

Risposta ufficiale alla domanda
Io uso molto poco linkedin e quindi non ben so e non ben so al punto che non avevo notato la data di laurea (dalla quale desumo che sei molto giovane) ne la votazione (complimenti)
esaminando il tuo profilo ho notato che hai avuto esperienze e contatti presso studi di "chiara fama" nell'area di xxx; il mio studio non è così noto ed in questo momento è "in attesa di sviluppi" per cui non posso invitarti a visitarlo e frequentarlo per motivi di lavoro ma solo (se vuoi) per fare esperienza in tanti settori della nostra professione.

Risposta non ufficiale
la tua foto mi ha colpito (sei stata brava a sceglierla ed è stato bravo chi te l'ha scattata o forse anche dal vivo non c'è bisogno di tutta sta bravura) ed ho deciso di contattarti

saluti Povero IDIOTA

PS tra colleghi è meglio il tu.

mercoledì 3 ottobre 2012

Partire. Restare.

Nel vuoto totale di prospettive lavorative in cui sto navigando ormai da 7 mesi (di già! Fra poco non potrò fregiarmi più nemmeno del titolo di neolaureata, andiamo bene), la frase che mi è stata rivolta più spesso, accompagnata da un'alzata di spalle, è stata: "Voi ggiovani dovete emigrare, andare all'estero, non avete altre alternative...". Ora, tutto molto condivisibile: all'estero ci si apre a nuove esperienze, nella situazione attuale si hanno effettivamente più possibilità e via dicendo. Perfetto, ragionamento ineccepibile.
Ma.
C'è un ma. Questa frase è quasi sempre pronunciata come se fosse una soluzione, una medicina. E se tu la medicina non la vuoi prendere, bè, allora non hai più il diritto di lamentarti. Vai all'estero, allora, inizia ad  equivalere a Sei voluta rimanere?! E allora te la sei cercata! E questo non mi sta bene, per niente.
Come se decidere di restare fosse una resa, una decisione codarda, una mancanza di coraggio. Quanti occhi al cielo, quanti sospiri mi sto sorbendo per questo... Soprattutto dai miei coetanei, che poi puntualmente restano qui, come me. Mandano cv all'estero o al Nord, ma poi quando vengono convocati per un colloquio non vanno: Perché devo fare un viaggio così lungo se non ho la certezza di ottenere qualcosa? E allora non lo inviare proprio, il cv.

Io ho scelto di restare. Attenzione: non ho scelto di non partire, ho scelto di restare. Una scelta in positivo. Ho capito che quello che ho qui, per me, ha più valore di opportunità lavorative migliori. E vengo vista come una che si è arresa... No. Come se la carriera fosse il metro di tutto, la somma priorità. Per me è fondamentale, lotterò con tutta me stessa per costruirmene una e piangerò amaramente durante gli inevitabili fallimenti... Ma ho capito che rinunciare a costruirmi una famiglia con chi amo sarebbe stato ben più grave, per me: un'autentica condanna all'infelicità. E perché scegliere qualcosa che mi farebbe soffrire tanto? Per rispondere alle aspettative dei miei, dei professori, degli amici...? Per diventare anch'io un cervello in fuga, che fa tanto intellettuale?
Io non voglio essere infelice. Ho capito cosa mi renderebbe tale e allora lo evito. Stop. Eppure sembra così difficile da far capire: come se gli affetti valessero meno del lavoro, o comunque non dovessero rientrare fra i punti cardine di una brillante neolaureata. Forse per qualcun altro potrà essere così - e chi sono io per sindacare? - ma questa è la mia storia: sono sempre stata la prima della classe, la ragazzina piena di ambizioni e sogni nel cassetto. Poi mi sono innamorata. Già, che cosa disdicevole. E ho capito che voglio tutt'e due le cose. Le voglio entrambe, le merito entrambe. E se per avere tutto questo dovrò rinunciare all'autostrada - che pure avrei potuto imboccare - e inoltrarmi su un sentiero di terra battuta, vorrà dire che lo farò.

Ma non venite a dirmi che non ho il diritto di lamentarmi, se in Italia i sentieri sono pieni di insidie. E smettetela di fare spallucce.
Perché io non mi sono arresa.

martedì 11 settembre 2012

La mia prima proposta di lavoro

Sei brava, anzi bravissima. Lavori davvero molto bene.
C'è tutta l'intenzione da parte mia a tenerti qui.
Possiamo proporti un contratto a progetto.
Essere pagata??! Su questo non posso darti garanzie, lo vedi da te.
Fatti i tuoi conti e pensaci.

Ecco tutto.

lunedì 10 settembre 2012

Psicologia infantile

"Nipote di mr. Famoso, possiamo parlare della mia situazione (di stagista non retribuita giunta quasi al termine del periodo di stage)?"
"Ehm, sì, dai, poi vediamo, c'è tempo..."
"Ok"
2 giorni di (mia) assenza dopo...
"Ehi, neof, vedi che il nipote di mr. Famoso oggi ti voleva parlare..."
Funziona!!

venerdì 24 agosto 2012

Settembre

Settembre si avvicina: il vero inizio dell'anno, per tutti, da sempre. Il mese dei buoni propositi, del profumo di quaderni e matite nuove, del caldo che finalmente inizia ad attenuarsi con le prime piogge, il mese degli inizi, dei debutti. E dell'adrenalina che li accompagna, fedelmente.
Sarà un settembre diverso, questa volta. Adoro l'autunno, di solito mi immagino con un trench, un cappello bohemien, anche una gonna, massì - e riesco addirittura a indossarli e a sentirmeli addosso davvero - con i quali mi lancio nei mesi successivi... Come se questa stagione mi permettesse di esprimermi al meglio, di tirar fuori il meglio di me: l'entusiasmo, la voglia di fare, la sicurezza in me stessa e nelle mie capacità.
Quest'anno settembre sarà diverso.
Inizierò il 1°, sabato, con l'esame orale dell'esame di stato. Voglia di studiare, zero. Percezione che l'abilitazione mi sarà utile, zero. E poi c'è pure la prova pratica, magari fosse finita lì.
Lunedì 3, ritorno allo studio di mr. Famoso a completare lo stage. Una collega mi ha appena detto che un altro collaboratore è finito in cassa integrazione. Inizierà di nuovo il mio giro porta a porta, studio a studio, per vedere se qualcuno ha bisogno di me e, magari, intenzione di pagarmi la benzina, senondisturbotroppo. Non ne ho la minima voglia, non riesco a fingere di essere entusiasta, dinamica e blabla: ho troppa paura di essere presa in giro, ho perso tutta l'innocenza in quel maledetto studio.
Venerdì 14 devo interrogare, insieme alla mia prof., qualche altro trentenne impenitente che gioca ancora a fare lo studente. Mentre i bandi per risultare tutor e guadagnare 2 euro stanno per scadere e io non posso fare domanda, perché sennò il prof-barone del dipartimento si arrabbia: "Cara neofitA, tanto sono solo 2 euro, che ti cambia?". Bè, sono ingegnere, e so che 2 è maggiore di 0, quindi 2 è meglio di 0. O no?
In tutto questo, vivrò in una nuova casa, da una mia ex-collega di università. La credevo un po' più alla mano, invece ieri mi ha detto di concordare il giorno del mio arrivo perché sua mamma deve presenziare... Speriamo bene.
Altro? Ah già, a fine mese abbiamo il rogito per la casa. Con soldi non miei, ovviamente, perché io non ne ho. E poi dobbiamo pensare a trecentomila cose: la cucina, gli allacci, la cabinarmadio, la sistemazione esterna... Dovrei essere entusiasta, e a tratti riesco anche a sentirmi bene se penso alla casa in sè e al futuro finalmente insieme. Ma la paura non mi lascia, non mi abbandona.
Non riesco a immaginarmi vestita in nessun modo, non ho voglia di guardare le vetrine, e so che questo è un brutto segnale. Non mi vedo in nessun modo, non riesco a collocarmi in nessun posto e a sentirmi adeguata, arrivata. Qualcuno potrebbe dire che sono sempre neofitA, neofitA e basta, dovunque vada, ed è vero. Ma io ho capito che a darci un senso di noi stessi non è tanto quello che facciamo, o guadagniamo, ma quello che sogniamo di noi stessi. Ed io adesso ho paura di sognarmi : troppe fregature in questi mesi, troppe, non ce la faccio proprio.
Ecco perché settembre, quest'anno, sarà solo il mese che segue agosto e precede ottobre. Nient'altro.